NON PAGO DI LEGGERE
Area: Periodici Comunali
Pubblicato il: 24/05/2004
Non avevo idea che l’ Unione Europea avesse aperto un procedimento di infrazione contro alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, “colpevoli” di non aver introdotto la remunerazione degli autori e degli editori per i prestiti effettuati in biblioteca. Sono rimasta allibita al pensiero, inaccettabile per chi abbia davvero a cuore la diffusione della lettura e della cultura, della possibilità di introdurre un ticket per il prestito pubblico: questo significherebbe ad esempio far pagare la tessera di prestito, oppure una quota per ogni prestito, o ancora, nel caso fosse la biblioteca stessa a farsi carico dei costi, il risultato sarebbe comunque avere ancora minori risorse per incrementare le collezioni. Così sono andata a verificare nel sito internet della Biblioteca di Cologno Monzese, promotrice della campagna NON PAGO DI LEGGERE. “In sostanza” si legge nel manifesto in difesa del prestito gratuito “la storia è questa: le biblioteche non pagano i diritti d'autore alle case editrice per le copie dei libri che comprano. Questo permette alla biblioteca di esistere, ovvero: esiste un luogo, chiamato biblioteca, in cui qualsiasi persona (ma proprio qualsiasi) può recarsi, sedersi senza alcun obbligo, leggere ciò che le pare e, eventualmente, portarsi a casa ciò che le pare per usufruire di quella cultura che per secoli si è cercato di diffondere. Se anche le biblioteche dovranno pagare i diritti d'autore, noi dovremo pagare le biblioteche. La differenza tra comprare un libro in libreria e prenderlo in "prestito" in biblioteca sarà solo nelle tasche di chi potrà permettersi l'uno anziché l'altro. (Questo per quanto riguarda le opere in commercio; ma ci sono opere ormai introvabili che solo in biblioteca possono ancora parlare). Partecipare alla campagna contro il prestito a pagamento e diffonderne i contenuti è un dovere di ogni cittadino; dell'universitario che dovrà pagare, oltre alle tasse universitarie, il libro d'esame su cui studiare; del genitore che non vedrà i propri figli leggere perché si spenderanno i pochi risparmi in qualcosa di più duraturo che un libro a tempo determinato; dell'anziano che ha dietro di sé una cultura millenaria di cui conosce soltanto una milionesima parte; del giovane che ha davanti a se altrettanti millenni di cultura dalla quale potrà attingere per tutta la sua vita; di tutti quegli autori viventi che hanno libri non più pubblicati da decenni e che solo nelle biblioteche possono ancora essere letti. E' nostro dovere difendere un nostro diritto. Il diritto alla cultura: perché la biblioteca è rimasto l'unico mezzo gratuito di diffusione della cultura”. Anche i non frequentatori abituali delle biblioteche pubbliche dovrebbero dunque preoccuparsi di questa sciagurata “tassa sulla lettura” che, oltre a ledere il diritto alla cultura e all'informazione sancito dalla Costituzione Italiana, è stupida perché rende ancora più difficile l'accesso alle biblioteche in un paese in cui la "cultura della biblioteca" andrebbe in ogni modo incoraggiata: la biblioteca oltre ad essere uno strumento di diffusione della cultura è anche un momento per avvicinare i cittadini all'oggetto libro, per insegnare loro ad amarlo, e per creare specie nei più giovani una cultura del libro che li avvicinerà anche alle librerie. Ne sono convinti lettori e, contro i loro stessi interessi anche molti autori ed editori.