Comune di Villa Cortese

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PARLIAMO DI DROGA

Area: Periodici Comunali
Pubblicato il: 24/05/2004

di Laura Crespi
14 anni è l’età media a cui i ragazzi provano il primo spinello, secondo i dati raccolti dai ricercatori dell’Università San Raffaele di Milano. Purtroppo aumenta anche il consumo di cocaina: il 20% dei quattordicenni che ammettono di aver fatto uso di droghe, nell’ultimo mese ha sniffato cocaina. VILLA CORTESE: ISOLA FELICE? …OPPURE E’ MEGLIO PARLARNE? Questo il provocatorio titolo della serata rivolta agli adolescenti e alle loro famiglie organizzata dal Parroco don Luigi Peraboni giovedì 1° aprile in Oratorio, con i ragazzi della Comunità Cenacolo di Casale Litta (VA). Don Luigi ha introdotto l’incontro sottolineando l’intenzione di voler offrire una possibilità di riflettere sul problema delle droghe proprio attraverso il confronto con chi questa realtà l’ha conosciuta da vicino, riconoscendo che di fronte ad un problema reale, presente a livello nazionale, è opportuno interrogarsi e aprire gli occhi anche nella piccola realtà di Villa Cortese. Ben 350 inviti indirizzati dal Parroco casa per casa alle famiglie villacortesine dei ragazzi tra i 14 ai 17 anni, ma solo una cinquantina i presenti, soprattutto genitori, e qualche giovane. Argomento poco interessante? Mancanza di tempo? Indifferenza? Senza dubbio un’occasione persa per verificare un disagio che spesso rimane sommerso. Alcuni ragazzi e adulti della Comunità hanno parlato a turno della loro esperienza. MAURO (31 anni): “Quello che mi ha spinto alla droga all’età di 18 anni era il fatto che non ero contento di me; avevo sperimentato una serie di difficoltà e fallimenti che, anziché portarmi al confronto con gli altri, mi avevano portato a chiudermi sempre più in me stesso… Non ne faccio una colpa agli altri, ho scelto io di iniziare a farmi… la Cannabis è la porta di ingresso, poi vengono l’eroina e la cocaina. Una volta entrato in quel mondo, poi è difficile uscirne, ti sembra che la droga possa essere la soluzione a tutti i tuoi problemi… e fai fatica a capire chi ti dice che stai sbagliando. Poi, grazie anche a mia mamma e a mio fratello, sono entrato in Comunità. Non è facile, all’inizio, viverci. La prima cosa che noti sono i difetti degli altri… che poi sono anche i tuoi… ma non te ne accorgi subito. Ci vogliono anni per allontanarti dal desiderio della droga. La prima volta ho voluto uscire dalla Comunità dopo tre mesi… pensavo di stare bene … di essere guarito… E invece sono ricaduto nel problema. Ora sono 5 anni che vivo in Comunità… e aiuto i nuovi ragazzi che entrano, attraverso l’affiancamento che avviene nel primo periodo. In comunità lavoriamo, condividiamo le nostre esperienze. Una cosa che mi ha aiutato tanto è stata la preghiera attraverso la quale ho riscoperto il coraggio, la forza per superare le mie debolezze, la volontà di smettere di drogarmi e di rinascere. Il mio sogno?... Sposarmi, crearmi una mia famiglia, poter diventare padre, trovare un lavoro… e riuscire a creare un clima di dialogo, di ascolto e di amore”. CARLOS (50 anni): “Oggi la droga non è più l’eroina, ma gli spinelli, la cocaina, l’alcool… E chi assume queste sostanze non si sente drogato! E il “piacere” che ti dà la droga… è difficile da dimenticare. Io stesso, oggi, non l’ho dimenticato. Dimentichi più facilmente la sofferenza che hai causato. Ma piano, piano, impari a diventare più forte e a scegliere di dire basta. La droga è un “andare contro”… e lo spinello è già una fuga dalla vita. Sento di consigliare ai genitori di cercate il dialogo con i figli. Se un figlio ha paura dei proprio genitori… non andrà mai a confidarsi e a chiedere aiuto… e non riuscirà neanche a farlo con gli altri. Infine, non puntiamo mai il dito contro un drogato… non giudichiamolo. Se possibile cerchiamo di fargli capire il suo errore… e restiamo aperti al dialogo”. Gli interventi scatenano osservazioni e domande soprattutto tra genitori presenti e mettono in luce ansie e incomprensioni ricorrenti con i figli adolescenti: fino a che punto fare concessioni, essere più amico o più genitore, che ruolo hanno le “brutte compagnie”… Mentre i ragazzi chiedono soprattutto le motivazioni dell’incapacità di reagire da soli alla devastazione della droga, l’appoggio degli amici, le reazioni dei famigliari… La sensazione comune è quella di avere di fronte persone che hanno lottato per ricostruirsi una vita, ma la complessità dell’argomento lascia comunque dubbi e perplessità nei presenti, soprattutto per la necessità di prevenire tali forme di disagio nella nostra realtà comunale movimentando l’interesse di tutta la comunità.